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Il Garante Privacy si esprime a favore della deindicizzazione globale

Garante privacy a favore della deindicizzazione

Il mondo digitale non si ferma mai e per questo anche le normative che regolano la privacy online devono aggiornarsi costantemente per rimanere al passo.
Recentemente, il Garante per la protezione dei dati personali ha emesso un ordine di deindicizzazione globale che ha suscitato notevole attenzione. Questo provvedimento impone ai motori di ricerca, come Google, di rimuovere i risultati di ricerca non solo nei confini nazionali, ma su scala globale. Vediamo nel dettaglio cosa implica questo per la privacy online e quali sono le conseguenze per gli utenti.

Il provvedimento di delisting

Il provvedimento in questione è il 9867661 del 26 gennaio 2023, il reclamante chiede sostanzialmente che il suo diritto all’Oblio sia rispettato. Il soggetto in questione, citato i diversi articoli per fatti cronaca rilavanti, dopo aver scontato la sua pena e dopo una prima richiesta di rimozione e/o aggiornamento dei dati, si rivolge al Garante perché le testate giornalistiche non hanno rispettato le sue richieste. Il Garante dopo i dovuti accertamenti si è espresso così:

ai sensi dell’art. 57, par. 1 lett. f), del Regolamento:

  1. a) dichiara il reclamo fondato e, per l’effetto, ai sensi dell’art. 58, par. 2, lett. c) e g), del Regolamento, ingiunge a Il Sole 24 Ore e a SEIF S.p.a. di adottare specifiche misure tecniche volte ad interdire, dai motori di ricerca esterni ai siti dei rispettivi quotidiani, l’indicizzazione degli articoli indicati in premessa in associazione al nome e cognome del reclamante;

  2. b) ai sensi dell’art. 58, par. 2, lett. a), del Regolamento, dispone la misura dell’avvertimento nei confronti de Il Sole 24 Ore S.p.a. e a SEIF S.p.a. in relazione alla circostanza che il mancato o incompleto riscontro ad una richiesta riconducibile all’esercizio di uno dei diritti previsti dagli articoli 15 – 21 del Regolamento configura una condotta contra legem, passibile anche di sanzione amministrativo-pecuniaria (art. 83, par. 5. lett. b), invitando la Società ad individuare, in relazione a future fattispecie analoghe, alla luce dei noti principi di responsabilizzazione e privacy by design introdotti dal Regolamento (artt. 24 e 25), misure adeguate a garantire l’effettivo esercizio dei diritti degli interessati nei termini e con le modalità previste dal citato art. 12 del Regolamento.

Imponendo, quindi, alle testate giornalistiche di fare tutto ciò che è in loro potere per non far più comparire quegli articoli nel motore di ricerca.

Cos’è la deindicizzazione globale?

La deindicizzazione è il processo attraverso il quale un motore di ricerca rimuove un URL dai suoi risultati di ricerca. Questo può avvenire per vari motivi, tra cui violazioni della privacy, contenuti inappropriati o richieste legali. La novità introdotta dal Garante italiano riguarda l’estensione di questo processo a livello globale, superando i limiti territoriali che finora erano stati applicati.

L’ordine del Garante Privacy

L’ordine del Garante per la privacy italiano è un segnale chiaro e forte verso una maggiore tutela dei dati personali su internet. Questo provvedimento nasce da diverse necessità:

  • In primis far valere il diritto all’Oblio, quello per cui ogni persona ha la possibilità di sparire dal web. Questo è fondamentale, ad esempio, per poter dare a persone che hanno commesso reati, una volta pagato il conto con la giustizia, la possibilità di poter vivere una nuova vita. Non solo nel territorio nazionale ma anche altrove.
  • In secondo luogo, è utile per far rimuovere i dati personali da contenuti obsoleti o dannosi che, nonostante siano stati rimossi nei confini nazionali, continuano a essere accessibili da altre giurisdizioni.

Secondo il Garante, “il diritto all’oblio è uno strumento essenziale per garantire il rispetto della privacy e la dignità delle persone“.

Questo diritto si concretizza nella possibilità di ottenere la deindicizzazione di contenuti obsoleti o non più rilevanti, che possono arrecare danno all’interessato.

Altre sentenze rilevanti sul Diritto all’Oblio

L’implementazione di un delisting globale comporta diverse sfide, sia dal punto di vista legale che tecnologico. Da un lato, si tratta di armonizzare le leggi sulla privacy di diverse nazioni, che possono avere approcci differenti alla protezione dei dati personali. Dall’altro, richiede ai motori di ricerca di sviluppare tecnologie in grado di rispettare queste nuove normative senza compromettere la qualità del servizio offerto.

Ecco alcune sentenze rilevanti che hanno contribuito a definire il diritto all’oblio:

  1. Sentenza Google Spain SL, Google Inc. contro Agencia Española de Protección de Datos (AEPD) e Mario Costeja González (C-131/12): questa sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea del 2014 è stata fondamentale per il riconoscimento del diritto all’oblio, stabilendo che gli utenti possono chiedere ai motori di ricerca di rimuovere i link a informazioni personali obsolete o irrilevanti.
  2. Sentenza GC e altri contro CNIL (C-136/17): la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha ulteriormente chiarito che il diritto all’oblio non si applica automaticamente al di fuori dell’UE, ma ha aperto la strada a valutazioni caso per caso sulla necessità di un delisting globale.
  3. Sentenza della Corte Suprema del Canada in Google Inc. contro Equustek Solutions Inc. (2017 SCC 34): la Corte Suprema canadese ha ordinato a Google di rimuovere i link a livello globale in un caso di violazione dei diritti di proprietà intellettuale, indicando la possibilità di un’applicazione extraterritoriale delle leggi nazionali sulla privacy.

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Fonti

  1. Garante Privacy: Ordine di Deindicizzazione Globale
  2. Normativa Europea sulla Privacy (GDPR)
  3. Google Policy on Global Delisting
Silvia Tugnoli

Silvia Tugnoli

Silvia Tugnoli, libera professionista nel settore del web marketing e della comunicazione, collabora con Tutela Digitale dal 2020

Silvia Tugnoli

Silvia Tugnoli, libera professionista nel settore del web marketing e della comunicazione, collabora con Tutela Digitale dal 2020
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